7 ottobre 2024
DIECI ANNI DI “RISTORANTI CONTRO LA FAME”
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Un programma innovativo per contrastare l’insicurezza alimentare sia nel breve che nel lungo periodo. Un report che illustra le ragioni di un approccio integrato per contrastare la propagazione della “pandemia silenziosa della fame” che tocca sempre più il nostro Paese, in questi anni di difficile congiuntura economica, Covid-19 e, nelle ultime settimane, impatto della guerra in Ucraina.
Questa mattina Azione contro la Fame, organizzazione umanitaria internazionale specializzata nella lotta contro la fame e la malnutrizione infantile nel mondo, ha presentato, a Milano, il progetto “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”.
Nell’occasione, la ONG ha diffuso un documento che, attraverso una indagine “sul campo”, illustra le ragioni che risiedono nell’adozione di un approccio “olistico”, che va oltre ai tradizionali programmi di aiuto.
Il report parte da un dato: la povertà ha da anni un trend crescente e secondo l’Istat, sono ora 5,6 milioni le persone che in Italia vivono una condizione di povertà assoluta, pari al 7,5% della popolazione.
La crisi economica, aggravata dalla pandemia di Covid-19, ha colpito duramente il mercato del lavoro e la conseguente riduzione del reddito ha generato, in molti nuclei familiari, una condizione di insicurezza alimentare riducendo le possibilità di accesso ad una alimentazione sana e adeguata.
Il profilo dei beneficiari dell’intervento di Azione contro la Fame, “scatta” una fotografia di chi soffre la fame che conferma molte evidenze: sono donne l’80% delle persone che hanno richiesto di aderire al programma, dimostrando ancora una volta la correlazione esistente anche a livello globale tra condizione femminile e insicurezza alimentare.
L’età è compresa tra i 30 e i 60 anni, con più della metà che dichiara di essere divorziata, separata o single; il restante 44% è coniugata o convivente. Nel 90% dei casi si tratta di famiglie con uno o più figli a carico e in buona parte di contesti monoparentali, confermando anche qui le evidenze del Report Povertà 2020 dell’Istat, all’interno del quale la presenza di figli minorenni è legata fortemente all’indice di povertà nelle famiglie.
La conseguenza della povertà è l’insicurezza alimentare e la difficoltà ad accedere ad una dieta sana diversificata, misurabile anche con l’indice HDDS (Household Dietary Diversity Score), che analizza il numero di “gruppi alimentari” consumati nelle ultime ventiquattro ore: il relativo punteggio, che va da 0 a 12, è risultato pari a 7,69 tra i partecipanti al programma con la presenza dei dolci tra i cibi più consumati mentre il pesce, ricco di micronutrienti, è consumato molto meno.
Nelle situazioni di crisi le reti di sostegno pubbliche e private giocano quindi un ruolo fondamentale per proteggere lo stato nutrizionale e la salute delle famiglie più vulnerabili e due delle principali modalità di aiuto sono la distribuzione di alimenti e il sostegno economico.
La distribuzione di alimenti ha consentito di aiutare centinaia di migliaia di persone toccate da una traiettoria sociale discendente ma è esposta ai vincoli della catena logistica e quindi al rischio di focalizzarsi sui cibi secchi e non deperibili; il sostegno economico è più flessibile e consente l’acquisto in autonomia da parte del beneficiario, che può così accedere ai cibi freschi e arricchire quindi la qualità della dieta.
Senza un’adeguata educazione alimentare c’è però il rischio di perpetrare schemi di acquisto preesistenti che non portano ad una giusta varietà e completezza della dieta. Un’ultima considerazione per evitare una spirale negativa che creerebbe dipendenza dall’assistenza è la necessità di invertire la traiettoria sociale discendente e ricreare le condizioni per la generazione del reddito e dell’autosufficienza; nella maggioranza dei casi, infatti, le persone che si rivolgono alle reti di assistenza sociale cercano essenzialmente un lavoro ed è in mancanza di questo che chiedono cibo.
Alla luce di questi dati ed evidenze, Azione contro la Fame ha messo a punto un programma che mira sia a dare sostegno nell’immediato ma anche a valorizzare il capitale umano dei beneficiari e a riattivare energie, fiducia e autostima venuti meno a causa dello stato di necessità; l’obiettivo è quello di traghettare le famiglie da una condizione di emergenza alimentare ed occupazionale, ad una condizione di autonomia.
L’intervento “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia” è infatti composto da tre elementi integrati:
Il modello è basato sulle esperienze già fatte da Azione contro la Fame in Spagna, Palestina, Georgia e in diversi Paesi dell’America Latina dove si sono rilevati miglioramenti sensibili delle abitudini alimentari delle famiglie dei beneficiari e un impatto rilevante, già a breve termine, sul percorso lavorativo dei partecipanti al programma di miglioramento dell’occupabilità. E’ sulla base di questi risultati che, oltre a diversi riconoscimenti, è stato insignito anche del Premio “RegioStar” dall’Unione Europea, come buona pratica per promuovere una crescita inclusiva.
“La crisi legata al Covid ed ora le conseguenze economiche della guerra in Ucraina stanno ulteriormente aggravando l’insicurezza alimentare, nel mondo e anche in Italia – ha dichiarato il direttore generale di Azione contro la Fame, Simone Garroni – Per questa ragione, abbiamo pensato di attuare un intervento multisettoriale che mira non solo a sostenere la spesa nel momento dell’emergenza ma anche a offrire alle famiglie la possibilità di rientrare nel perimetro dell’autosufficienza. Come dice il nostro manifesto “Mai più fame” vogliamo infatti che a ogni persona, in Italia e nel mondo, sia oggi che domani, venga garantito il diritto al cibo, all’acqua e ai mezzi necessari per garantire la salute e il benessere personale e della propria famiglia”.
Nel corso dell’evento di presentazione, gli chef Tommaso Arrigoni (Ristorante “Innocenti Evasioni”), Cesare Battisti (ristorante “Ratanà”) e Ferdinando Palomba (Emporio Armani Ristorante Milano), ambasciatori della campagna ristoranticontrolafame.it di Azione contro la Fame, hanno dimostrato come sia possibile cucinare piatti sani anche con prodotti semplici.
Gli chef, nei giorni scorsi, si sono recati al market solidale situato all’interno dello spazio “Indifesa” per fare la spesa: si tratta di “Solidando”, il social market a cura di IBVA che, dal 2017, assicura sostegno alimentare a chi ne ha bisogno. Dopo aver cucinato gli ingredienti offerti, in occasione della presentazione di oggi, hanno offerto dei piatti ai residenti del quartiere, enfatizzando anche la centralità di una educazione alimentare corretta, uno dei temi cari al progetto “Mai più Fame: dall’emergenza all’autonomia”.
Il progetto non sarebbe stato possibile senza il contributo della rete dell’Hub Spazio Indifesa gestito da Terre des Hommes fra cui: Comune di Milano, Municipio 8, Milano Food Policy, IBVA, Croce Rossa Italiana comitato di Milano, QuBì Gallaratese. Sono diverse, inoltre, le aziende, che, a vario titolo, hanno contribuito: Bper Banca, Carrefour Italia, Accenture, Capgemini. Orienta, agenzia per il lavoro è partner per la formazione e l’inserimento lavorativo.